Si comincia con il visto di un anno, poi ci sono molte possibiltà per restare
ENRICO CAPORALE (AGB)
La prima parola magica
è Working Holiday Visa. La seconda coraggio . Risultato: un anno in Australia
con un visto lavorativo. Basta avere tra i 18 e i 30 anni, i soldi per il
biglietto aereo, un fondo di tre/quattro mila euro sul conto corrente, e il gioco
è fatto. Addio contratti precari, a progetto, sottopagati o sottoinquadrati.
La terra dei canguri è
una delle poche economie industrializzate ad avere evitato la crisi. Qui il
tasso di disoccupazione è del 5% (in alcune zone scende al 3,5%). Appena 22
milioni di abitanti popolano un territorio esteso all’incirca come tutta
l’Europa . Le opportunità sono infinite. Architetti, ingegneri, avvocati, ma
anche cuochi, camerieri e operai specializzati: in Australia pare esserci posto
per tutti. “Gli italiani che scelgono di partire sono tantissimi”, racconta
Andrea Buonaguidi, laureato in Lettere e Filosofia a Pisa e residente in
Australia dal 2007. Tre anni fa ha fondato Melbournepuntoit
(http://www.melbournepuntoit.com/), un network che offre assistenza ai nuovi
arrivati. “Se prima della crisi migravano soprattutto gli accademici, ora i
flussi sono cambiati. Intere famiglie vengono qui per ricominciare. Dopo la
classica fuga dei cervelli, stiamo assistendo a un vero e proprio si salvi chi
può”. Tra il 2006 e il 2011, d’altronde, le richieste di Working Holiday Visa
dal Belpaese sono aumentate del 119%. “Solo lo scorso anno – spiega ancora
Buonaguidi – gli italiani sbarcati in Australia con un visto lavorativo sono
stati 10 mila. E la maggior parte di loro è arrivata con l’idea di restare”.
Mica tanto facile
però, soprattutto negli ultimi anni. Per il Permanent Visa servono circa 8 mila
dollari australiani, il superamento di un esame di inglese e lo sponsor, un
datore di lavoro disposto ad assumere a lungo termine (minimo due anni e
mezzo). “Da quando è iniziata la crisi europea molti giovani hanno deciso di
tentare la via australiana. E la concorrenza per gli sponsor è aumentata. Ma
tutto dipende dalla determinazione e dalla preparazione professionale del candidato.
Se l’obiettivo è vivere qui, alla fine uno sponsor si trova quasi sempre”,
racconta Marco Celestino, 30 anni, laurea in Scienze Politiche e “australiano”
da maggio.
In Italia Marco non
riusciva a trovare un lavoro che lo soddisfacesse. Dopo ripetuti stage e
contratti a progetto, aveva rimediato un impiego presso Esselunga, catena della
grande distribuzione. Ma non si sentiva realizzato. “Dopo anni di studio,
vedevo le mie competenze inutlizzate. Avevo l’impressione di buttare via i mie
anni migliori. Così mi sono detto: ora o mai più”. A maggio, insieme alla
fidanzata Francesca, è partito per Brisbane. “Appena arrivati abbiamo cercato
lavoro in farm. Tre mesi con la schiena piegata a raccogliere fragole. Ma ora
possiamo chiedere il rinnovo del visto per un altro anno.” Il Working Holiday
Visa, infatti, dura dodici mesi. Offre la possibilità di legarsi allo stesso
datore di lavoro per un massimo di sei mesi ed è prorogabile di altri dodici.
Unica clausola: 88 giorni in settori come agricoltura, pesca e miniere.
Ma per chi ha già
compiuto 31 anni l’Australia resta off llimits? Assolutamente no. Dal 1 luglio
2012 il governo australiano ha introdotto un nuovo programma d’immigrazione
chiamato Skill Select. Tutti gli interessati possono presentare una richiesta
definita “Espressione di Interesse” (EOI). Per potersi candidare servono 60
punti. Che tradotto significa una laurea triennale, il certificato IELTS
(International English Language Testing System) con un voto non inferiore a 7 e
la dimostrazione di esperienza in una professione presente nella lista del
governo (https://www.immi.gov.au/skilled/sol/). A questo punto non resta che
aspettare la chiamata.
Un altro modo per
aggirare la barriera dei 30 anni è quello dello Student Visa: permette di
lavorare legalmente fino a 40 ore ogni due settimane; costa 535 dollari
australiani e può essere richiesto da chiunque abbia compiuto 16 anni. La
durata, però, è vincolata al corso di studi più un mese. In questo periodo si
può provare a trovare lo sponsor.
“In Australia si è
decisamente padroni del proprio tempo”, riferisce con entusiasmo Francesco
Bono, 23 anni a ottobre e da quest’estate cuoco in una pizzeria a Cairns,
cittadina del nord affacciata sulla barriera corallina. “In Italia una volta
che trovi un lavoro sai che devi tenertelo stretto, che il capo ci mette un
secondo a rimpiazzarti e che invece tu impiegherai mesi a trovarne un altro. E
così si sopportano a lungo situazioni anche molto frustranti. Qui è esattamente
l’opposto. La gente si sposta spesso, cambia occupazione di continuo. Tutti
hanno l’opportunità di vivere a pieno la propria vita. Sei stufo del tuo
lavoro? Nessun problema. Ti licenzi e ne provi un altro. In poco più di tre
mesi ho già cambiato quattro impieghi. Ora ho un contratto full time, guadagno
800 dollari australiani a settimana, pago le tasse e ho l’assicurazione medica.
Tutte cose che in Italia non avevo mai visto”.
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